Per la seconda puntata dell’Angolo del Giapponese ero un po’ a corto di idee, ma grazie ad una domanda di Jacopo ho deciso di parlare del termine Joseki. Ogni giocatore di Go prima o poi viene a conoscere questa parola, o almeno cosa si intende con essa: una giocata standard in certe situazioni particolari (tipicamente nell’angolo) già studiata da tempo. Seguendo le mosse che si considerano localmente le migliori possibili, bianco e nero dovrebbero ottenere pari profitto. Come al solito tra il dire e il fare c’è una bella differenza, infatti l’applicazione pedissequa di un joseki senza aver chiaro il perchè si fanno quelle mosse porta rapidamente nei guai quando l’avversario esce dalla sequenza e noi non sappiamo come rispondere… Ma su questo argomento lascerò parlare chi è più bravo di me, io mi limiterò ad alcune considerazioni linguistiche.
Anzitutto non si dovrebbe dire “joseki”, ma “jooseki”, con la ‘o’ lunga. A chi pensa che sia una differenza poco importante ricordo che joseki (con la ‘o’ normale) in giapponese significa “cancellazione, depennamento” (da un registro o simili) e naturalmente non c’entra nulla col Go. Seguendo la grafia col sopratratto introdotta l’ultima volta, scriveremo dunque d’ora in poi: jōseki.
Jacopo pratica Judo (o meglio: Jūdō) e mi ha detto che il “posto d’onore” in palestra si dice ‘joseki’. Ma è lo stesso joseki del Go? Dizionario alla mano, sono andato a controllare.
Anche nel caso del termine usato nel Jūdō si deve usare la ‘o’ lunga: jōseki. Si tratta dunque della stessa parola? Niente affatto.
Il mistero si dissolve quando andiamo a controllare gli ideogrammi che compongono i due termini. Nel caso ‘goistico’ sono questi:
定石 (jōseki)
mentre nella terminologia del Jūdō abbiamo il seguente:
上席 (jōseki)
Come potete vedere sono completamente diversi, anche se la loro pronuncia è identica. Vediamo i singoli ideogrammi per capire meglio il significato:
定 jō (altre letture: tei, sada) fisso, stabilito
石 seki (altre letture: ishi, shaku, koku) pietra
Da cui si ricava il significato del termine goistico: una serie di pietre giocate in modo fisso e prestabilito (dato che la sequenza è stata già studiata a fondo).
Nel caso del termine del Jūdō abbiamo invece:
上 jō (altre letture: shō, ue, uwa, kami, a, nobo) sopra, alto, parte superiore
席 seki posto (a sedere)
da cui ricaviamo il significato di ‘posto superiore’ ovvero di ‘posto d’onore’.
Come potete vedere in giapponese esistono (moltissime) parole omofone, ovvero che si pronunciano allo stesso modo, ma che hanno significato diverso. Questo è uno dei motivi per cui i giapponesi usano ancora gli ideogrammi e non sono passati ad un sistema di scrittura completamente fonetico (basato sui suoni) come il nostro alfabeto o il loro sillabario hiragana. Infatti gli ideogrammi sono in questi casi sempre diversi e aiutano a distinguere parole che altrimenti sarebbero scritte allo stesso modo.
E con questo è tutto, spero di non aver annoiato nessuno… alla prossima puntata!
Ecco un angolo del blog decisamente interessante: …complimenti Massimo!
Altro che noioso, anche questa volta: grazie del contributo.
In effetti, pur essendo un appassionato di etimologia e di un uso il più possibile “proprio” dei termini, avevo sempre banalmente considerato il nostro sistema di scrittura superiore a quello orientale senza farmi troppe domande.
Che dire? Quest’angolo si fa sempre più interessante: come in certe partite 😉
Fantastico l’angolo del giapponese goistico!… anche se devo ammettere che mi ha un po’ scoraggiato: 6 dico 6 pronunce per lo stesso kanji??? le mie ultime speranze di imparare il giapponese sono definitivamente sfumate… O.o
avevo dimenticato che c’e` anche la prima: joo… quindi SONO SETTE!!!
Grande angolo del giappone! ormai hai preso la ruzzola (come la pietra dell’ideogramma che rotola giù dalla montagna) e non ti ferma più nessuno!